Bentornati e bentornate nella nuova puntata della nostra rubrica #cambiodimarcia. Con oltre trent’anni di esperienza nel mondo della crescita aziendale, innovazione e motorsport, Riccardo Paterni è un punto di riferimento nel collegare persone, aziende e saperi tra Italia e mondo. In questa intervista Riccardo ci accompagna dietro le quinte di questo settore, raccontando quanto contino la cultura, l’inclusione e la crescita condivisa.
Intervista a cura di Luca Greco (SEO Copywriter di Synesthesia)
Riccardo, partiamo dalla tua visione: che cos’è per te il motorsport oggi? E in cosa è cambiato rispetto agli inizi della tua carriera?
“La mia prospettiva sul motorsport è di due dimensioni: una che riguarda la motorsport industry e una che riguarda il racing. La motorsport industry è sempre più protagonista di innovazioni che contribuiscono al progresso di vari altri settori oltre le corse: automotive, aviazione, biomedicale e sempre più anche l’aerospaziale. Il contesto racing dalla mia prospettiva riguarda servizi volti a migliorare la prestazione umana ed è sempre più basato su aspetti scientifici e oggettivi.”
Il tuo motto è “crescita attraverso il sapere per l’azione e azione per il sapere”. Da dove nasce questa filosofia e come la applichi nel tuo lavoro quotidiano?

“Tutto questo nasce da oltre 30 anni fa durante i miei studi universitari di natura umanistica ed organizzativa negli Stati Uniti. Nelle radici che hanno costituito gli Stati Uniti (ben diverse rispetto al contesto attuale) c’è una ‘mentalità di frontiera’ sempre volta a scoprire, imparare, agire per creare, costruire e crescere. Ho unito questo con il naturale spirito creativo italiano.”
RPM, il network italiano del motorsport che hai co-fondato, mette in relazione competenze, imprese e territori. Come nasce e quali sono le sue ambizioni per il futuro?
“RPM – Rete Professionisti Motorsport, rete d’impresa soggetto, è stata fondata a Modena nel 2019. Il suo intento è quello di sviluppare un senso di squadra fra varie piccole e medie imprese italiane che rappresentano eccellenze nel contesto del motorsport internazionale e che spesso hanno bisogno di valorizzarsi maggiormente. Siamo ormai una rete di circa 30 aziende a livello nazionale che contribuisce alla crescita delle organizzazioni che ne fanno parte con progetti mirati condivisi a livello tecnologico, progetti di internazionalizzazione verso varie aree, stimolando anche la diversificazione che è possibile mettere in pratica con le competenze di innovazione della motorsport industry a cui ho fatto prima riferimento.”
Nel corso degli anni hai costruito ponti tra Italia, Regno Unito, India e Asia. Che cosa ci insegnano culture e approcci diversi nell’affrontare il cambiamento e l’innovazione nel nostro settore? Rendere l’industria del motorsport più innovativa significa renderla anche più inclusiva?
“Assolutamente si. Ad esempio RPM è nata proprio anche in relazione a studi e approfondimenti fatti dal contesto del Regno Unito dove tradizionalmente il settore è stato più organizzato da un punto di vista gestionale, proprio questi studi e ricerche hanno evidenziato come l’inclusività permette di stimolare non solo innovazione, ma anche quell’apertura mentale indispensabile a cogliere ed utilizzare opportunità di crescita e sviluppo che nascono da una realtà sociale ed economica in continuo cambiamento.”
Se dovessi scegliere un momento della tua carriera in cui hai avuto davvero la sensazione di “cambiare marcia”, quale sarebbe? E cosa l’ha reso possibile?
“Domanda molto interessante. In effetti questo è avvenuto quando ho unito l’approccio di mentale pragmatico e costruttivo di stampo statunitense con contatti legati al settore motorsport legati al mio ruolo di professore a contratto presso università; sono sempre stato appassionato di corse ma da questo ho iniziato a vedere il motorsport da una prospettiva diversa che ha permesso di utilizzare competenze che avevo maturato per alimentare la mia passione al servizio del settore, proprio in linea con il mio motto: «crescita attraverso il sapere per l’azione e azione per il sapere».”
Tra le tante attività che svolgi, sei anche membro del board in AWA. Come possiamo coinvolgere davvero più giovani, e in particolare più donne, in questo settore? Quali leve dobbiamo attivare per cambiare passo?
“Si ho avuto l’onore ed il privilegio di essere coinvolto nel board di AWA da parte delle fondatrici dell’associazione Monica Zanetti e Laura Tancredi e le altre mie colleghe del board. Per stimolare il coinvolgimento nel settore a mio parere dobbiamo rendere il tutto sempre più attrattivo stimolando la conoscenza di se stesse e spingendo su aspetti di crescita personale basandosi su aspetti di scientificità che sappia alimentare in modo sempre più oggettivo e costante la passione che caratterizza il settore. Per questo ad esempio con MindUP Enhancement Psychology® (una società che ho co-fondato e che fa parte di RPM) contribuiremo, proprio grazie ad AWA, a dare strumenti introduttivi di questo metodo innovativo di mental training (che utilizziamo con sportivi e professionisti). Lo faremo proprio iniziando da Lucrezia Milanese ed Elisa Giacomini che la prossima settimana parteciperanno al corso per collaudatori e collaudatrici organizzato dalla Drive Academy grazie anche alla sponsorizzazione e al supporto di AWA.”

A tal proposito. Qual è, oggi, il valore della performance mentale in un settore così competitivo come quello del Motorsport?
“La performance mentale riveste oggi un’importanza sempre più rilevante nel Motorsport e non solo: cambiamenti socio culturali (tutto è più accelerato, complesso ed in costante cambiamento) e cambiamenti tecnologici comportano continue sollecitazioni al modo di percepire ed esprimere la performance alla guida. E’ fondamentale lavorare sui fondamentali che determinano un approccio funzionale alle sfide con cui ci si confronta ed in tal senso questo è proprio ciò che viene svolto dalla metodologia e dai protocolli di MindUP Enhancement Psychology® .”