Dall’officina di famiglia alla Motor Valley: i sogni di Walter Panno

Una vita tra olio, ingranaggi e sogni

Cresciuto tra chiavi inglesi e officine, Walter Panno ha trasformato la passione di famiglia in una carriera costruita con impegno, sacrificio e amore per la meccanica. Oggi lavora in Maserati, ma non ha mai perso lo spirito autentico che lo accompagna fin da bambino: la curiosità, la voglia di imparare e la consapevolezza che i sogni si realizzano solo con tanto lavoro e il cuore pieno di passione. In questa intervista, Walter ci racconta come il lavoro di squadra, la determinazione e il coraggio di lanciarsi nelle sfide siano stati fondamentali per crescere professionalmente e personalmente.

Intervista a cura di Luca Greco (SEO Copywriter di Synesthesia)

Walter, com’è iniziato tutto questo? Ti ricordi il momento in cui hai capito che i motori sarebbero diventati la tua strada?

Questa è una domanda che in realtà mi sono sempre posto anch’io. Sento che è stato destino sin dall’inizio: sono figlio di un meccanico, mio padre aveva l’officina autorizzata Lancia, e a detta sua sono stato persino concepito lì dentro. Onestamente, penso che non avessi altra strada. Per me è stato naturale: la passione non l’ho scoperta, è qualcosa che avevo dentro, innata. Mia madre collaborava spesso con mio padre, occupandosi della contabilità, quindi fin da bambino ero immerso in quell’ambiente. Nel passeggino ero già in officina, le prime pedalate in bicicletta le ho fatte tra attrezzi e ricambi, e ho iniziato aggiustando le biciclette degli amici, poi i motorini e infine le automobili. Insomma, è una passione che è nata con me ed è rimasta fino ad oggi.”

Oggi ti occupi delle auto da collezione per Maserati, in particolare delle auto classiche. Cosa significa per te trasformare la passione in professione? E come vivi l’equilibrio tra entusiasmo e impegno quotidiano?

Siamo in tre, quindi puoi immaginare che il lavoro è molto ampio da dividere: curiamo ogni aspetto delle certificazioni, accogliendo i collezionisti “custodi” di queste opere d’arte, valorizzando le loro auto e analizzandone ogni dettaglio. Per far ciò riscontriamo che tutto corrisponda ai documenti che custodiamo gelosamente e orgogliosamente nei nostri archivi da oltre 100 anni…Diventa una sorta di investigazione, insieme ricomponiamo il puzzle di ogni vettura. Per fare tutto questo la professione deve essere la nostra passione!

Per me, tutto questo è più che un equilibrio, è la normalità: potrei stare senza una casa, ma non senza un’officina. L’equilibrio lo devo trovare soprattutto con le persone che mi vogliono bene, che fanno fatica a recepire e condividere la mia passione. Conciliare tutto è difficile, ma vien da sé: le passioni ti travolgono, ti coinvolgono, e rimani magicamente rapito da quello che ti piace. Chi mi ama e mi supporta comprende i miei momenti liberi e mi accompagna in questo percorso. Per questo mi circondo spesso di persone che condividono la mia passione, come Giovanni Giordano che hai intervistato: confrontarmi con loro mi aiuta a rimanere sempre stimolato e motivato.

Che valore ha per te il lavoro di squadra? Quanto conta la sintonia con il tuo team nei momenti più intensi?

La sintonia, per chi fa questo lavoro, è fondamentale. Io dico sempre che con il giusto team basta uno sguardo per capirsi, e quando si raggiunge questa complicità si crea una vera magia. Certo, non è l’unico lavoro che richiede collaborazione, ma in officina è qualcosa di speciale: ci si impegna al massimo per far funzionare tutto e far arrivare la macchina pronta e performante. Alla fine, l’emozione è impagabile. Qui in Maserati, tutto funziona perché ognuno lavora per raggiungere un obiettivo comune.”

C’è un momento in particolare della tua carriera che ricordi con particolare orgoglio?

Guarda, ce ne sarebbero davvero mille di momenti da ricordare. Fa un certo effetto dirlo a 34 anni perché realizzo quanto mi sento fortunato: ho già realizzato tanti sogni. Dalle auto che abbiamo restaurato alle vittorie in pista, ogni esperienza mi ha lasciato qualcosa. Una delle più recenti e significative è stata la 1000 Miglia, vissuta con Maserati. Un’esperienza unica, fatta di condivisione e lavoro di squadra per tanti giorni. È una prova diversa dalle gare classiche: non si corre contro il tempo, ma bisogna rispettare tempi precisi e mantenere concentrazione e spirito di squadra.

Tra i ricordi più belli ci sono Le Mans Classic, episodi in gara con le Formula o le GT, è paradossale non per il prestigio ma per la determinazione e il sacrificio. Perché al di là delle vetture leggendarie che hanno tirato fuori il meglio di me e mi hanno fatto battere il cuore, ti confido che a mio parere questi assemblaggi di organi meccanici (come le auto) sono l’insieme di molte anime… le anime di chi le ha progettate, realizzate, guidate e accompagnate in diverse forme alla gloria… il combustibile di queste anime è la passione, da lì scaturisce l’orgoglio e la leggenda che l’automobile prende vita!

Un altro ricordo bellissimo è legato alla Marrocco Motorsport di Fondi, lì dove è nato tutto. Avevo 14 anni e passavo ogni ora libera in officina. Quell’esperienza mi ha formato e mi lega ancora oggi al mio primo mentore, che considero quasi un nonno. 

Ho sempre visto in lui una persona che ha dedicato tutta la sua vita a questo mestiere, alla conoscenza e alla passione per i motori. In me, invece, lui ha rivisto un po’ la realizzazione di quello che poteva essere anche un suo sogno: arrivare nella Motor Valley e lavorare con le auto più belle e i migliori meccanici del mondo. Da Marrocco iniziavamo alle otto del mattino e finivamo tardissimo, anche sabati e, se c’era la pista, la domenica. Un grande sacrificio, ma alla fine era la mia vita.”

In AWA crediamo che l’inclusione debba essere parte integrante dell’evoluzione del motorsport. Secondo te, quali sono oggi le principali barriere da superare per rendere davvero accessibile questo mondo? E quali soluzioni servono per rendere questo settore più inclusivo?

Condividere questa passione con persone di ogni genere è fondamentale, anche per allargare gli orizzonti di un mondo che per troppo tempo è rimasto chiuso. Lavoro in Maserati, e non dimentico che la nostra storia è legata a una pioniera come Maria Teresa De Filippis, la prima donna a correre in Formula 1 negli anni ’50. Una donna coraggiosa, determinata, capace di farsi rispettare in un ambiente dominato dagli uomini. 

Credo che oggi serva solo questo: non avere paura di mettersi in gioco e di sporcarsi le mani. Questo è un lavoro che richiede passione, sacrificio e dedizione. Ma se c’è la voglia vera, nessuno chiude le porte. Io sono stato accolto e formato da grandi maestri, e sono certo che lo stesso varrebbe per qualunque donna pronta a buttarsi e a dimostrare il proprio valore. Le mentalità di cinquant’anni fa non hanno più motivo di esistere. E gli esempi come Maria Teresa De Filippis o come Monica Zanetti ne sono la prova concreta.”

Qual è il consiglio che daresti a una giovane ragazza che sogna di intraprendere un percorso simile al tuo?

Lanciarsi, sì. Di lanciarsi e farsi avanti, senza paura. Di bussare soprattutto alle porte di qualcuno che può insegnare e trasmettere la propria esperienza. Tutto sta nel fare il primo passo: se questa passione è autentica, le cose poi vengono da sé, con naturalezza e tanta voglia di imparare.”