Anna Mangione, una delle voci più influenti nel motorsport femminile, ci parla delle sue esperienze, delle sfide affrontate e delle opportunità per le donne nel mondo dell’automotive. Con il progetto Wheels and Heels, Anna racconta il ruolo delle donne in questo settore con l’obiettivo di ispirare e abbattere ogni stereotipo o pregiudizio culturale. Vuoi sapere come? Leggi tutta l’intervista.
Intervista a cura di Luca Greco (SEO Copywriter di Synesthesia).
Anna, ho letto dalla tua biografia che hai lavorato come direttrice sportiva, addetta stampa e social media manager nel team di famiglia l’MG Motorsport. Come è nata questa tua passione per il mondo dei motori?
“C’è chi si svegliava la domenica mattina con l’odore del caffè, io mi svegliavo con il rumore dei motori.
Sono nata in un contesto di motori. Mio padre correva a livello amatoriale e ha sempre lavorato in ambito meccanico a diversi livelli. I paddock sono sempre stati la mia casa. Quando mio padre ha fondato l’MG Motorsport avevo solo 5 anni. Un’avventura che inizialmente è durata solo un anno, ma quando ho terminato le scuole superiori, mio padre mi ha chiesto se avesse riaperto l’attività, avessi voluto supportare il team come addetta stampa, marketing e social media mentre mia mamma si sarebbe occupata del lato amministrativo. Ci ho messo dieci secondi a dire di sì. Abbiamo ripreso l’attività in modo più professionale e in poco tempo abbiamo vinto tre campionati italiani, due nei formula e uno negli sport prototipi. Sono cresciuta con il team, mettendomi subito in gioco in queste professioni. Ho unito i miei studi di marketing con la passione che mi ha sempre accompagnato. Quando più avanti ho incontrato altre ragazze che volevano fare quel lavoro io mi sono sempre sentita fortunata perché non ho mai vissuto lontana da quel mondo che è la mia passione”.
Da addetta stampa e PR a giornalista e pit reporter come ti sei trovata a vivere questo cambiamento e cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“Dopo i successi ottenuti, l’attività di MG Motorsport è stata interrotta. Mio padre è tornato a occuparsi del lato meccanico girando per l’Europa ad alti livelli, e io mi sono ritrovata con il desiderio di restare nel mondo dei motori, ma non più con lo stesso ruolo. Mi sono chiesta come potevo rimanerci, perché mi sarebbe mancato troppo allontanarmi dal mio habitat.
Da sempre appassionata di scrittura, ho pensato che unire la passione per la scrittura con quella per il motorsport potesse essere una bella idea. Inoltre, questo per me non era qualcosa di nuovo, poiché nel team MG Motorsport mi occupavo già di revisionare i comunicati e delle attività giornalistiche. Per questo motivo, sono entrata in contatto con una testata online, LiveGp.it, e ho iniziato a seguire diverse categorie e a scrivere articoli.
L’attività di pit reporter è arrivata un po’ all’improvviso e mi ha permesso di vivere le piste in modo diverso, con un’adrenalina diversa e la gestione degli imprevisti in pitlane, dato che tutto si svolgeva in diretta su YouTube. L’esperienza live è molto diversa rispetto a quando si scrivono articoli. Grazie a tutto questo, ho iniziato a pensare che raccontare il mondo dei motori dal vivo non è affatto male e ho cominciato ad acquisire sempre più competenze in questo settore”.
Nel 2018 nasce un bellissimo progetto, Wheels and Heels, dedicato a tutte le donne che lavorano nel mondo dei motori. Che cosa significa per te tutto questo? Quale impatto speri che abbia nel mondo del motorsport?
“Nel 2018 nasce Wheels and Heels, che inizialmente è rimasto un un po’ in sordina. Tutti i giorni gettavo le basi cercando di aprire una finestra sul mondo del motorsport femminile. È sempre stata una mia necessità.
Ricordo che, quando lavoravo nel team di famiglia, le ragazze impegnate in questo settore non erano tantissime. Ci sono stati momenti difficili, momenti in cui bisognava dimostrare di sapere il doppio rispetto agli uomini, bisognava difendersi e mostrare il proprio valore. È stato proprio durante quei momenti che ho capito quanto fosse davvero utile e necessario raccontare queste storie di passione, determinazione e sacrificio.
Con grande impegno e costanza ho fatto, quindi, crescere il mio sogno a partire dalle sue basi fino alla sua esplosione, culminata con le interviste live settimanali che raccontano le storie delle donne nel mondo del motorsport a 360°. Non solo storie di driver, dunque, ma anche di ingegnere e meccaniche, viaggiatrici, fotografe, telemestriste.
Spero che questo impatto sia un seme che si aggiunge a tutti gli altri, perché adesso ci sono molte più donne che raccontano la loro storia. Per esempio, per me, essere parte di AWA è un grandissimo onore perché condividiamo lo stesso obiettivo. Lavoriamo nella stessa direzione per rendere il motorsport più inclusivo, affinché tutto diventi normale e nessuna di noi si senta mai sola. Raccontare e condividere storie è fondamentale per raggiungere questo obiettivo e crearne altri da poter raggiungere insieme”.
Ti va di condividere una storia di successo di una donna nel motorsport che ti ha particolarmente ispirato?
“Ti rispondo con una frase di Enzo Ferrari: “La vittoria più bella è quella che deve ancora arrivare”. L’intervista più bella per me è quella che devo ancora fare, ma posso dirti che ogni incontro che ho avuto mi ha lasciato tanto e mi ha permesso di continuare verso questa direzione.
È difficile per me trovare una sola intervista da ricordare. Ci sono, però, delle donne che mi hanno ispirato sia prima del progetto “Wheels and Heels”, sia ora. Ti faccio due nomi: Grazia Troncon, direttrice sportiva del team Prema Powerteam, una squadra italiana conosciuta a livello internazionale. Per me, lei è stata una grande ispirazione quando lavoravo nel team di famiglia, per la sua determinazione e il suo sapersi imporre in un mondo maschile. Lei mi ha fatto capire quanto fosse importante e bello quel lavoro. Non ho ancora avuto modo di intervistarla, ma spero che accada presto.
La seconda è Claudia Peroni, che ho intervistato più volte. Lei è stata una pilota di rally e giornalista sportiva, la prima pit reporter donna che ha aperto e sdoganato il mondo del motorsport. Claudia è stata una grandissima pioniera, sempre presente in pista durante i campionati di Formula 1 quando le donne non erano valorizzate. Quando ci siamo incontrate, mi ha raccontato tanti aneddoti e tante storie. Lei è la mia ispiratrice e forse rappresenta anche l’intervista più sentita”.
A proposito di interviste. Solitamente sei tu a condurle. Come ci si sente a essere intervistata?
“Emozionata. Mi fa molto piacere poterti raccontare tutto questo e dire la mia. Solitamente, quando intervisto una donna che appartiene al mondo dei motori, è come se intervistassi me stessa. Mi metto sempre nei loro panni e mi chiedo spesso: se una mia domanda è interessante per me, lo sarà anche per chi la riceve?”
Quanto conta la passione in ciò che fai?
“La passione è tutto per me. È il motore di ogni cosa e questo nel motorsport vale tantissimo perché c’è bisogno di tanta determinazione e sacrificio. C’è passione quando devi svegliarti all’alba per seguire una gara che si sta svolgendo dall’altra parte del mondo. Ci vuole passione nel cercare e ricercare quello che può essere interessante per gli altri. C’è passione nel decidere di vivere i fine settimana in pista invece di riposare. C’è passione nel ritagliarsi del tempo, al di là della propria quotidianità, per portare avanti le proprie idee e quindi l’attività di blogger”.
Quali sono, secondo te, le principali sfide che le donne devono affrontare oggi per entrare e affermarsi nell’industria automobilistica?
“Ci sono molte sfide che devono affrontare. Il percorso è iniziato tempo fa e sta andando molto bene, ma gli stereotipi sono ancora presenti. È bello vedere donne in pista insieme agli uomini e campionati esclusivamente femminili. Tuttavia, non è piacevole leggere certi commenti sui social che attribuiscono incidenti e cadute alla presenza di donne pilota. Questo dimostra che c’è ancora del lavoro da fare per rompere questi pregiudizi.
La sfida più grande è superare questi stereotipi e aprire le porte a chi vuole entrare in questo mondo. Oggi, fortunatamente, ci sono molti corsi: per ingegnere, per telemetriste e con AWA abbiamo un fantastico e innovativo corso per collaudatrici pronto a partire. Molte ragazze mi chiedono sul mio blog come fare per diventare pilota o fare quello che faccio io. Le sfide sono quindi molte, sia per chi è già in questo mondo che per chi vuole entrarci.
Dobbiamo cercare di rendere normale la presenza delle donne nel mondo dei motori, rendendolo più accessibile e visibile”.
Quali consigli daresti alle giovani donne che aspirano a entrare nel settore automobilistico?
“Occorre essere molto determinate, credere nelle proprie competenze e cogliere ogni occasione che si presenta, anche quella che potrebbe sembrare distante da ciò che vuoi fare. Crearsi dei contatti ed essere presenti agli eventi permette di vivere, assaporare e conoscere davvero questo ambiente, comprendendo sia i pregi che i difetti del mondo del motorsport. Ma quando hai la voglia di superare ogni ostacolo, capisci che sei sulla strada giusta da percorrere”.
Recentemente sei entrata a far parte del comitato direttivo di AWA. Come pensi possa contribuire questa associazione a migliorare le opportunità per le donne nel settore automotive?
“Penso che riusciremo a creare una grande rete di donne nel settore automotive, e con le nostre storie possiamo davvero ispirare e dare forza a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo, intraprendendo tutte le professioni che esso offre. Solo parlandone e raccontando le nostre esperienze possiamo veramente contribuire ad aprire questa porta, aggiungendo un tocco “rosa” che crescerà sempre di più, permettendo, così, a tante altre donne di vivere della propria passione con coraggio e determinazione”.