Che cosa significa essere una donna CEO nel settore automotive? Quanto è importante creare un clima lavorativo più inclusivo per favorire l’innovazione del settore? In questa intervista Francesca Paoli, Presidente e Amministratrice Delegata della Dino Paoli SRL, condivide la sua esperienza professionale, le sue sfide affrontate e preziosi consigli alle giovani donne che aspirano a entrare nel settore automotive.
Intervista a cura di Luca Greco (SEO Copywriter di Synesthesia).
Francesca, oggi sei presidente e amministratrice delegata della Dino Paoli SRL, una storica azienda leader nella produzione di avvitatori. Ti va di raccontarci brevemente la tua storia in questa realtà?
“La Dino Paoli SRL è stata praticamente la mia casa da sempre. I miei primi ricordi risalgono a quando ero bambina e correvo avanti e indietro per l’officina e gli uffici. In quegli anni ci siamo trasferiti in via Guido Dorso, dove abbiamo la sede attuale. Abitavamo praticamente sopra l’azienda, quindi per me è sempre stato un ambiente molto familiare.
Per quanto riguarda il mio ingresso, tutto ha avuto inizio alla fine degli anni ’90. Nonostante la giovane età, mi sono sentita in dovere di prendere in mano le redini dell’azienda a causa di alcuni problemi di salute di mio padre. Ho iniziato dando supporto nel back office commerciale: essendo una persona curiosa, ho subito iniziato a seguire gli acquisti, apprendendo tantissime nozioni fondamentali.
Successivamente, data la necessità e le dinamiche interne, è stato ritenuto importante che io ricoprissi il ruolo di CEO per poter seguire le questioni più rilevanti. La famiglia ha concordato con questa decisione, e così è iniziata la mia avventura come Amministratrice Delegata”.
Quanto è stato complicato raccogliere l’eredità di tuo padre? Quali sono le sfide più significative che hai affrontato durante questo passaggio generazionale?
“Le sfide sono state molte. In primo luogo, mi sono trovata in un mondo prevalentemente maschile, dove le donne in quegli anni venivano viste quasi esclusivamente come segretarie. Non è stato facile inserirsi nelle dinamiche di gestione, soprattutto perché c’era una mentalità che tendeva a preservare lo status quo. Tuttavia, non mi sono mai lasciata scoraggiare.
Inizialmente ho un po’ subito questa situazione, ma poi ho imparato a trasformare la necessità in virtù e dimostrato che, dall’altro lato, c’era una persona capace e determinata. Ho guadagnato il mio spazio e mi sono fatta sentire con decisione. Perché se ci lasciamo limitare dalle barriere di genere non andiamo molto lontano”.
Nata a Reggio Emilia nel 1968, la Dino Paoli SRL è cresciuta molto negli anni fino a diventare una realtà affermata in tutto il mondo nei settori motorsport, Formula 1, automotive e industriale. Quanto è stato importante guardare al futuro con coraggio per raggiungere questo traguardo? Che cosa significa per te guidare l’Innovazione nel settore automotive?
“L’innovazione è sempre stata un pilastro della nostra azienda e parte integrante del nostro DNA. Pensate che, partendo da un’idea e dalla passione di mio padre, siamo entrati nel mondo della Formula 1 e in Ferrari. Lui si propose personalmente a Enzo Ferrari, e da quel momento abbiamo iniziato a sviluppare avvitatori utilizzati sia nell’industria che nel settore automotive, in particolare da meccanici e gommisti. Quella è stata la nostra prima vera rivoluzione in termini di innovazione.
Già negli anni ’70 capimmo che migliorando l’avvitatore si potevano ottenere performance superiori durante i pit stop. Dal 1975 forniamo la Ferrari, e l’idea di mio padre di ridurre significativamente i tempi di pit stop ha segnato l’inizio di una continua sperimentazione per competere nei mercati del motorsport. Negli anni ’90 tutti i team di Formula 1 erano nostri clienti. Da lì abbiamo sviluppato soluzioni per altre categorie, ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di essere un passo avanti: ogni anno proponiamo qualcosa di nuovo per restare al passo con i team di Formula 1. Questo continuo stimolo all’innovazione ci ha permesso di migliorare costantemente. Negli ultimi anni, l’evoluzione elettronica ha trasformato i nostri prodotti: non solo avvitatori, ma anche molti componenti meccatronici. Inoltre, ultimamente ci stiamo espandendo in diversi settori, come l’aerospaziale, su cui stiamo lavorando intensamente in questo periodo.
Per raggiungere questi obiettivi così importanti e ambiziosi è fondamentale favorire un clima inclusivo, costruttivo e stimolante. Io non lavoro mai da sola, ma con una squadra e condivido questa visione dell’innovazione con i miei soci.
Questo è essenziale, soprattutto oggi. Abbiamo una responsabilità sociale importante e dobbiamo formare le persone non solo dal punto di vista professionale, ma anche etico. Le aziende di valore emergono anche grazie a questo modo di lavorare”.
Quanto è importante per te puntare su un ambiente di lavoro più inclusivo? Quali sono le iniziative che finora hai intrapreso per promuovere la parità di genere all’interno della sua azienda?
“Quando parliamo di inclusione, vorrei estendere il discorso oltre il genere per parlare anche di provenienza geografica. Noi siamo molto attenti all’integrazione, con dipendenti provenienti da diversi paesi. Questo per noi è una grande fonte di ricchezza. È fondamentale creare un ambiente inclusivo perché siamo tutti individui unici e diversi, e ciascuno può apportare un valore aggiunto al lavoro.
Per quanto riguarda la parità di genere, nella nostra azienda il Consiglio di Amministrazione e la maggioranza della proprietà sono femminili. Siamo già certificati per la parità di genere, una grande conquista che ho fortemente voluto perché ci credo davvero. In azienda lavorano molte donne, impegnate in diverse mansioni, dalla riparazione e montaggio degli avvitatori, agli uffici e alla dirigenza. Poi ogni anno organizziamo un Family Day e spesso ci ritagliamo dei momenti per stare tutti insieme e conoscerci meglio. Per il futuro, continuerò a lottare per la parità e l’inclusione, affinché un giorno non si parli più di genere ma solo di persone”.
Quali consigli offriresti alle giovani donne che aspirano a entrare e affermarsi nel settore automotive?
“La preparazione è fondamentale. Consiglio di non scoraggiarsi se dovessero incontrare discriminazioni e di credere sempre nelle proprie capacità. Se ce l’ho fatta io, possono farcela tutte. Serve pazienza e bisogna far valere le proprie competenze. L’ironia può essere un grande alleato: utilizzarla per far capire gli errori altrui è spesso la strada giusta”.
Guardando al futuro. Quali sono le tue speranze e i tuoi obiettivi per le donne nel settore automotive e quali passi concreti ritieni necessari per raggiungerli?
“Per il futuro, spero che sempre più donne possano trovare il loro posto nel settore automotive. La chiave per raggiungere questo obiettivo è diffondere la cultura delle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le donne fin dalla giovane età. Sono molto impegnata in questo campo, aiutando l’orientamento delle ragazze verso queste discipline.
Organizziamo eventi come il PMI DAY, durante i quali apriamo le porte dell’azienda a ragazzi e ragazze già dalla seconda media, per mostrare che lavorare in fabbrica è bello. Nell’immaginario collettivo le fabbriche sono spesso viste come luoghi desolati, ma oggi non è più così. Avvicinare le giovani donne alle materie STEM è cruciale e rappresenta il primo passo per superare questi pregiudizi.
Iniziamo dalle elementari, facendo giocare i bambini con i robot per far loro scoprire questo mondo. C’è una mancanza generale di personale qualificato in tutti i settori, e credo che le donne rappresentino una grande risorsa. Dobbiamo dimostrare al genere femminile che c’è spazio per loro e che lavorare in fabbrica non è un’attività riservata solo a uomini forzuti. Nella nostra officina, per esempio, ci sono ragazze e signore che lavorano tranquillamente, con tutti gli ausili necessari per operare al meglio”.
Che cosa pensi dell’iniziativa di AWA (Automotive Women Association) e del suo ruolo nel settore? Come potrebbe contribuire secondo te al miglioramento delle opportunità per le donne nel settore automotive?
“Quando ho conosciuto Laura Tancredi e Monica Zanetti, ho subito sentito di aver trovato un ambiente familiare e accogliente. L’entusiasmo che ho provato quando mi hanno raccontato dell’iniziativa e dell’associazione è stato indescrivibile, e non ho avuto dubbi nel voler contribuire a questo progetto. Ora faccio parte del comitato direttivo e ho abbracciato pienamente i valori di AWA.
AWA è fondamentale perché unisce e crea una rete di supporto, permettendo di generare numerose opportunità. Il Motorsport ha iniziato ad aprirsi alle donne e, in questo momento, stiamo lavorando per favorire la formazione di giovani collaudatrici, diffondere la giusta filosofia in diverse realtà e creare collaborazioni strategiche con vari brand. È molto significativo vedere come sempre più marchi sposino queste idee, dimostrando l’importanza e il potenziale di crescita di questa iniziativa.
Il settore del motorsport ha già visto donne farsi strada con grande determinazione e successo, nonostante abbiano dovuto lavorare il doppio o il triplo per raggiungere i loro obiettivi. La mia speranza è che, con il supporto di AWA, riusciremo a costruire qualcosa di veramente importante e duraturo. Le basi sono solide, e per scardinare i pregiudizi dobbiamo continuare a fare passi concreti e insistere fino a quando la parità di genere sarà una realtà accettata da tutti”.